Adulti

Fino a non molti anni fa si riteneva che lo sviluppo psichico presentasse una fase di evoluzione, una fase di stabilità – corrispondente all’età adulta – e una fase di involuzione, corrispondente all’età senile.

In questa prospettiva l’adulto era considerato il punto di arrivo, di riferimento e di confronto sia per lo sviluppo precedente che per quello seguente. Il bambino e l’adolescente non erano altro che adulti non ancora compiuti, imperfetti, spesso difficili da comprendere proprio perché così lontani dal punto di arrivo. All’opposto, l’anziano era un adulto che stava perdendo molte capacità e caratteristiche.

Gli studi degli ultimi decenni – anche quelli provenienti da discipline diverse dalla psicologia – hanno contribuito a cambiare questa prospettiva. Ci si è resi conto, in primo luogo, che l’età adulta non è un periodo di stabilità. Anzi, in questa età si verificano numerosi cambiamenti che possono modificare anche in profondità la persona e i suoi rapporti con il mondo. I momenti critici, infatti, non terminano certo con l’adolescenza e possono verificarsi anche durante la maturità.

In età adulta è possibile cambiare, evolvere e acquisire nuove conoscenze, anche di vasta portata. Ad esempio, le profonde ricollocazioni lavorative e ristrutturazioni della persona imposte dall’odierno mercato del lavoro hanno reso evidente che è possibile, anche nell’adulto, modificare e sviluppare le proprie competenze cognitive.

Il sociologo Zygmunt Bauman ha efficacemente descritto la società attuale come una società individualistica, di consumatori solitari, che induce a vedere anche “l’altro” come un oggetto di consumo. Gli esseri umani sarebbero diventati collezionisti di sensazioni alla continua ricerca di nuovi stimoli, sempre più piacevoli, in un contesto che apparentemente offre una libertà pressoché smisurata di fare ed essere. Con qualche piccolo effetto collaterale: un senso di frustrazione e di precarietà relazionale ed emotiva costanti.

Viviamo in sostanza in una  “società liquida”, come diceva Bauman. Una società in cui la frenesia e l’assenza di limiti travolgono ogni dimensione della vita. Le persone finiscono per vivere in un affannato presente in cui tutto è affidato all’esperienza del momento e in una società in cui si è sempre chiamati a consumare e a competere. Il senso di insoddisfazione perpetua e di incertezza e precarietà diventano così pervasivi a tutti i livelli.

Ne è una cifra l’esigenza principale dell’attuale mercato del lavoro, ovvero la flessibilità: la necessità di ridefinire il proprio status occupazionale più volte.

L’impossibilità di prevedere un percorso lavorativo e un futuro economico stabili, la necessità di attrezzarsi per costruire un’identità lavorativa multiforme stanno in sostanza minando la solidità identitaria degli individui.

Un’identità patchwork, flessibile e liquida chiede ai nuovi adulti di lavorare a livello psicologico per generare una nuova coerenza esistenziale.

La frammentazione e  la fluidificazione dell’identità, in questo quadro, infatti non sono che il prezzo di un adattamento estremamente veloce alle mutate esigenze sociali. Un cambiamento che espone a nuove forme di disagio a cui la psicoterapia può dare voce e supporto.

2018-08-06T15:25:05+00:00