In adolescenza l’agire costituisce una delle modalità di funzionamento possibile, fisiologica, non necessariamente negativa, ma che può svolgere una funzione organizzatrice.
Gli agiti degli adolescenti sono lungo un continuum che va da una modalità fisiologica e funzionale fino ad arrivare a una modalità difensiva e distruttiva, che opera contro lo sviluppo, ma che ha comunque una funzione protettiva, anche se molto costosa.
Piercing, tatuaggi, tagli sono fenomeni sempre più diffusi tra gli adolescenti con lo scopo di riuscire a sentirsi unici e originali, a competere con gli altri e al contempo riuscire a sentirsi appartenenti ad un gruppo.
L’adolescente si guarda come se fosse all’esterno di sé, come se fosse lo spettatore di se stesso. L’adolescente esiste nel sentire, nelle sensazioni che prova sulla superficie della pelle, vista dall’esterno o vissuta sul piano sensoriale, che rappresenta un modo peculiare di vivere la corporeità, caratterizzato da una sorta di dissociazione affettiva dal proprio corpo.
Con il termine agiti autolesivi ci riferiamo a una vasta gamma di comportamenti, quali il tentativo di suicidio, l’ingestione di sostanze tossiche, la scarificazione, l’abuso occasionale di alcool, droghe o farmaci, l’abuso/rifiuto del cibo, i ripetuti incidenti, le ripetute interruzioni di gravidanza.
Si tratta di comportamenti molto differenti tra loro ma che hanno in comune alcuni elementi:
- L’unico modo per esprimere il proprio disagio non riconosciuto e per mobilitare l’ambiente nella speranza che qualcosa cambi
- Non sono necessariamente espressione di una patologia definita e conclamata, ma possono strutturarsi in modo organizzato bloccando il processo di sviluppo
- Sono presenti in tutte le fasce sociali
- Una fragilità narcisistica di base che comporta una profonda sfiducia in sé e nell’altro, un’immagine di sé negativa e una profonda dipendenza dall’altro
- Hanno come denominatore comune il passaggio all’atto che si manifesta con un attacco distruttivo al proprio corpo, ma internamente costituisce un attacco alla relazione con questo stesso corpo, con i genitori, con l’immagine di se stessi
I pazienti affermano di compiere atti autolesivi per contrastare sensazioni di vuoto o per liberarsi da sensazioni di rabbia e di disperazione insopportabili, perciò il comportamento può essere considerato come una forma di auto terapia.
Può diventare una forma di dipendenza e addirittura entrare a far parte dell’identità del soggetto, che non può più controllare l’impulso a farsi male e trae grande sollievo dopo averlo realizzato, rischiando di assumere una forma quasi ritualistica e non più esclusivamente impulsiva.
L’agito autolesivo può costituire una modalità di funzionamento saltuaria oppure diventare la modalità di funzionamento elettiva, ripetitiva, disfunzionale o distruttiva.
L’agire è comunque una difesa che sollecita un risposta, un cambiamento nella realtà esterna e che quindi porta con sé una qualche speranza e attesa che l’ambiente esista e risponda.
È fortemente necessario che l’ambiente adulto si costituisca come ambiente che offre risposte concrete, ma pensate, azioni significative che l’adolescente possa cogliere e utilizzare.
L’adolescente agisce i propri comportamenti in diversi ambienti:
- Ambiente naturale: ambiente in cui l’adolescente normalmente vive, quindi la famiglia, la scuola, ecc.
- Ambiente di soccorso: ambiente che l’adolescente attiva quando l’ambiente naturale fallisce nella relazione con lui e nel comprendere il significato dei suoi gesti (contesti sociali, giudiziari, sanitari)
L’adolescente agisce il proprio malessere prima negli «ambienti naturali», ma quando questi non lo colgono o non sanno rispondere ai suoi bisogni, allora alza il tiro e porta il proprio disagio negli «ambienti di soccorso».
È necessario che l’ambiente di soccorso si mobiliti facendosi carico non solo della sofferenza fisica, ma anche di quella psichica espressa attraverso il comportamento autolesivo.
In questi casi il ricovero può rappresentare un ottimo strumento di intervento, soprattutto quando l’angoscia del ragazzo è molto alta e l’ambiente familiare risulta incapace di contenimento.
È importante che l’indicazione per una presa in carico, rivolta sia all’adolescente sia ai genitori, venga data in modo fermo e prescrittivo, veicolando il messaggio di farsi carico della situazione nella sua complessità e nella sua realistica serietà.
Gli agiti rappresentano l’unica difesa possibile, anche se molto costosa, contro un dolore psichico intollerabile e inelaborabile, perciò risulta necessario che l’ambiente adulto si costituisca come ambiente che offre risposte concrete ma pensate, azioni significative che l’adolescente possa cogliere e utilizzare senza sentirsi minacciato.
Sono necessarie risposte:
- capaci di contenere l’agito nei suoi aspetti concretamente distruttivi
- che donano un senso in quanto espressione di sofferenza e di perdita di speranza
- che non costituiscano un attacco troppo precoce al suo significato più profondo di difesa contro un dolore psichico impensabile
BIBLIOGRAFIA
- Carbone P. (2010), L’adolescente prende corpo, Il pensiero scientifico editore
- Lemma A. (2011), Sotto la pelle, Milano, Raffaello Cortina Editore
- Piotti A., Charmet G. (2009), Uccidersi, Raffaello Cortina Editore, Milano