Un disturbo di apprendimento (DSA) rappresenta un importante evento per un bambino e la sua famiglia che può attivare diverse reazioni psicologiche:
- accentuare il disturbo
- interferire con il trattamento educativo
- ostacolare la qualità dell’adattamento
- rappresentare un fattore di rischio psicopatologico
I Disturbi dell’Apprendimento (DSA) si trovano associati ad altre problematiche psicologiche che possono essere causa, o almeno concausa, di difficoltà di apprendimento.
I ragazzi con DSA mostrano una grande sofferenza psicologica legata ai vissuti delle loro carenze che possono incidere sull’autostima e sulla motivazione, e su un piano relazionale possono provocare un funzionamento sociale problematico e/o un sentimento di inferiorità nelle interazioni.
Gli insegnanti e i genitori possono attribuire gli esiti negativi a scuola ad una mancanza di impegno, colpevolizzando il ragazzo, il quale di conseguenza evita i compiti e/o mette in atto comportamenti disturbanti, visto che le sue difficoltà non vengono riconosciute.
Il ruolo della scuola nell’intercettare i segnali di disagio e nell’intervenire tempestivamente è fondamentale, infatti una delle aggravanti del disturbo è costituita dal suo mancato riconoscimento. L’insegnante ha perciò il dovere di conoscere e riconoscere le caratteristiche di un disturbo specifico di apprendimento e sapere che taluni aspetti possono essere modificati, mentre altri no.
Esiste il serio rischio di essere etichettare come impreparato, distratto, svogliato o poco intelligente l’alunno con un disturbo dell’apprendimento (DSA).
I genitori, impreparati e disorientati, per la prima volta devono affrontare le difficoltà che il figlio manifesta, e l’aspetto peggiore è la mancanza di informazioni adeguate che può portare a pensare che il figlio non sia normale o che sia solo pigro. Le possibili reazioni potrebbero essere estenuanti e faticosi esercizi che incrementano solo la frustrazione oppure il sostituirsi a proprio figlio nello svolgimento dei compiti.
Il rapporto che il bambino ha instaurato con i genitori costituisce una delle variabili ambientali che incidono maggiormente sugli esiti del suo percorso evolutivo. Il pericolo maggiore è ignorare o rifiutare l’esistenza di un disturbo, cioè non accettare la “diversità” del figlio, mentre invece sarebbe auspicabile che il bambino potesse essere aiutato in ambito familiare a compensare la sua fatica nei compiti, valorizzando le sue competenze.
I bambini con DSA possono causare una gamma di effetti sulle loro famiglie:
- stress familiare
- discrepanze negli stili parentali
- reazioni negative della famiglia estesa
- difficoltà ad interagire con la scuola
- vari effetti su fratelli e sorelle
Questi ragazzi devono essere gratificati per i loro sforzi, i loro progressi, anche parziali o minimi, altre volte anche per i soli tentativi di affrontare un compito, e la prestazione non va mai confrontata con quella della classe, ma solo ed esclusivamente con le sue prestazioni precedenti.
Gli alunni con DSA sperimentano problemi accademici, causati sia da fattori cognitivi che motivazionali come l’autostima bassa, la minor percezione di autoefficacia, la minore tendenza ad assumersi la responsabilità del loro apprendimento o la maggior frustrazione accademica.
Esiste un rapporto reciproco e circolare di causa-effetto tra difficoltà di apprendimento e bassi livelli di autostima. L’accettazione da parte dei genitori, fratelli, insegnanti e pari sono fondamentali per la formazione di un concetto di sé positivo, e in questo gioca un ruolo molto importante l’ambiente scolastico.
Le esperienze di frustrazione e ansia per i fallimenti scolastici possono portare ad una valutazione dell’immagine di sé negativa e ad un abbassamento dell’autostima.
L’autostima è sviluppata attraverso i propri successi e fallimenti negli ambienti e nelle attività scolastiche, ed è altamente predittiva della performance scolastica futura.
Molto importanti sono anche gli stili attributivi, ovvero il modo attraverso cui attribuiamo il merito o la colpa delle cose che ci accadono. Le attribuzioni sono una serie di credenze che il soggetto possiede, attraverso le quali vengono spiegati i risultati che si ottengono nello svolgere determinate azioni.
Le spiegazioni che il bambino si dà per la riuscita o il fallimento nell’apprendimento vanno a rafforzare particolari emozioni. Sono modelli per spiegare la realtà, che vengono influenzate da ciò che abbiamo vissuto e provato in passato e nel presente.
Gli stili attributivi dei ragazzi con DSA sono spesso basati su fattori interni, controllabili o incontrollabili, per quanto concerne gli insuccessi, e attribuiti a fattori esterni incontrollabili (fortuna, aiuto,compito facile), per quanto concerne i successi.
Un altro importante fattore è l’autoefficacia, ovvero la percezione delle proprie abilità nell’affrontare i compiti proposti, la fiducia nella possibilità di influenzare e modificare eventi che ci riguardano, la misura di “quanto credo nelle mie possibilità”.
Nei ragazzi con DSA il concetto di sé dal punto di vista dell’autoefficacia è più debole per gli aspetti scolastici, ma non per le altre aree di vita. Per alcuni studenti con DSA la bassa prestazione accademica potrebbe essere anche il risultato di una scarsa fiducia nell’essere in grado di gestire il proprio apprendimento con successo, e non solo ed esclusivamente di bassi livelli di abilità.
Le difficoltà scolastiche e le difficoltà tra pari sono intercorrelate, infatti tre studenti su quattro con DSA differiscono dai loro pari, non affetti dal disturbo, in alcuni aspetti della competenza sociale.
Le fonti dei problemi relazionali con i pari, per ragazzi con DSA, dipendono da molti fattori, sono molto complesse e certamente variano da bambino a bambino. Le sfide sociali possono negare al bambino le fondamentali esperienze necessarie alla costruzione di adeguate abilità sociali.
Il risultato potrebbe essere un concetto di sé negativo, solitudine e depressione, rendendo lo studente reticente alle relazioni e meno attraente rispetto ai pari. Il suo status sociale marginale potrebbe portarlo ad accompagnarsi con bambini accettanti, ma non supportivi o con comportamenti non desiderabili.
Un circolo vizioso, per cui la ridotta possibilità di interagire positivamente con i compagni di maggior successo può significare una ridotta possibilità di accesso al curriculum educazionale generale, ricco di attività cooperative e sociali.
Il confronto tra ragazzi con e senza DSA in termini di “qualità dell’amicizia” rivela che la qualità generale è inferiore nei soggetti affetti dal disturbo, anche se gli aspetti che identificano la qualità dell’amicizia e che tendono ad essere problematici possono variare nelle varie ricerche (minori contatti con gli amici, minore intimità e validazione, maggiore conflitto e minore capacità di risoluzione dei conflitti).
I problemi nelle abilità socio‐emotive di bambini ed adolescenti con DSA sono ormai ampiamente riconosciuti, ma le ragioni di questi deficit sono ancora poco chiare. Le difficoltà incontrate a livello scolastico si riverberano sul comportamento del bambino e possono provocare anche depressione, ansia e comportamenti oppositivi, creando così un circolo vizioso tra aspetti cognitivi ed emotivo‐relazionali che si esplicitano spesso attraverso difficoltà comportamentali, coinvolgendo quindi in modo negativo anche le interazioni con i pari.
Bibliografia
- Berretta Claudio (2013), BES e inclusione. Bisogni educativi “normalmente speciali, Catania, Casa Editrice La tecnica della scuola
- Cornoldi Cesare (1991), I disturbi dell’apprendimento, Bologna, Il Mulino
- Miazzi Samantha, Emozioni e DSA: relazione circolare o causale?