Il matrimonio, come ogni organismo, può perire per esaurimento della sua carica vitale o per improvviso collasso della sua forza di coesione
Un costante fattore di attrito è costituito dalla ripartizione delle incombenze domestiche e di accudimento. Poiché ormai entrambi i coniugi hanno un lavoro fuori casa, si pone la necessità di suddividere equamente i compiti interni.
La questione non è semplicemente organizzativa perché scalza le identità di ruolo, il riconoscimento della differenza sessuale.
Quando la separazione sopravviene nei primi anni di matrimonio, registra per lo più un divario incolmabile tra le illusioni dell’innamoramento e la realtà della convivenza quotidiana. La vita in comune è sempre un test di realtà e ciascuno si rivela prima o poi per quello che è.
Poiché spesso si intende il matrimonio come un dato di fatto, anziché lavorare per costruirlo, si preferisce decretare la fine e cimentarsi in altre relazioni. Certi matrimoni precocemente conclusi non sono mai decollati fermandosi alla fatica del vivere insieme, al micidiale logorio della quotidianità.
Uno dei motivi più frequenti è la priorità assegnata alla carriera, una scelta che impone mete divergenti e che induce nella coppia una latente rivalità.
Capita che uno dei due debba allontanarsi per un certo periodo da casa per motivi di studio o di lavoro, mentre l’altro non può o non vuole seguirlo. La separazione è sempre un rischio ma può risultare distruttiva quando la coppia non si è ancora costituita come tale, quando il “noi” non è stato sufficientemente interiorizzato.
Questi matrimoni terminano per inedia. Non vi sono pertanto grandi manifestazioni d’ira o di disperazione ma un lutto sommesso.
Altre separazioni sopravvengono invece durante la gestazione o i primi anni del figlio. Ad incrinare l’unione sembra essere proprio la trasformazione dei coniugi in genitori.
La nascita di un bambino richiede di confrontarsi con i propri conflitti edipici, di rinunciare al possesso totale del partner, di superare le tendenze narcisistiche, di riconoscere una nuova generazione destinata a sopravviverci.
Le separazioni più frequenti accadono quando i figli non sono più bambini, i genitori hanno superato i quarant’anni, i problemi economici sono ormai risolti ed è stato raggiunto un buon livello professionale.
L’ingresso nella seconda metà della vita provoca un’ansia di rinnovamento che si traduce nel desiderio di chiudere un capitolo e di aprirne un altro. L’adulterio può essere tanto la causa quanto l’effetto di una sofferenza matrimoniale, ma gioca un ruolo importante soprattutto l’impazienza reciproca per le debolezze dell’età, la difficoltà di sincronizzare i differenti ritmi di invecchiamento.
Il matrimonio, come ogni organismo, può perire per consunzione, cioè per esaurimento della sua carica vitale o per sincope, per improvviso collasso della sua forza di coesione.
Almeno per uno dei due coniugi, vivere insieme è parso, per diversi motivi, meno conveniente che lasciarsi.
Poiché di solito la separazione viene agita dall’uno e subita dall’altro, la sofferenza si suddivide in modo molto iniquo. Chi l’ha voluta la considera un momento di fine ma anche l’inizio di un nuovo progetto e pertanto tempera la sofferenza del distacco con forti cariche di speranza, soprattutto se ha già allacciato un’altra relazione; chi rimane si trova invece di fronte a una perdita secca, a una sottrazione che non trova immediato risarcimento.
Il lutto che devono superare è tanto più intenso in quanto l’oggetto d’amore non è esterno ma costituisce una parte di sé. Pertanto il suo allontanamento proietta sull’Io un’ombra oscura come la resezione di una parte del proprio corpo.
Ma vi è anche un’altra perdita, più segreta, e riguarda l’immagine di sé che muore nell’oggetto d’amore.
Di solito l’esistenza col tempo si riorganizza, ma una cicatrice opaca resterà a testimoniare che sono state intaccate le radici stesse della sicurezza e della fiducia nell’altro.
Naturalmente il dolore per la separazione non è uguale per tutti: la sua intensità, così come la possibilità di superarlo, sono connesse alla fase dell’esistenza in cui accade e ai motivi personali per i quali ci si divide.
Certe volte gli ex coniugi spiegano che hanno provato sentimenti di tristezza e di eventuale depressione di intensità tale che ne sono stati sorpresi.
Dal punto di vista emotivo ci si trova quindi davanti ad un cumulo di macerie. Emerge però anche un altro sentimento, un chiaro senso di liberazione.
In un certo senso è un bene che tutto fosse crollato, tutto il castello di valori, norme, obblighi, aspettative, speranze ed illusioni. Essere “qualcuno”, avere una determinata immagine dona una certa sicurezza, ma allo stesso tempo rende prigionieri.
Numerosi sentimenti possono associarvisi: la tristezza, la depressione, il senso di colpa, il tradimento, il sollievo, il risentimento, la paura dell’avvenire. Queste emozioni influenzeranno in seguito il modo in cui ciascuno dei due genitori permetterà all’altro di esercitare la sua funzione genitoriale.
La rottura del legame coniugale non comporta la rottura della relazione genitoriale, ma per certe coppie è talvolta impensabile cambiare questo tipo di rapporto, cioè mantenere una relazione genitoriale soltanto.
Bibliografia
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