Una Scuola inclusiva e cooperativa è una scuola che agisce come una comunità di apprendimento (un contesto sociale nel quale si riflette, ci si confronta e si progetta insieme) in grado di coinvolgere attivamente tutte le sue componenti, che mette la persona dello studente al centro della sua attenzione e che considera i genitori come interlocutori, portatori di specifiche competenze, con i quali stringere un’alleanza educativa che preveda rapporti costanti e non limitata ai momenti critici.
La scuola dovrebbe essere concepita come una comunità, in cui devono svilupparsi processi di apprendimento collaborativo poiché l’agire e la riflessione del singolo vengono valorizzati nel momento in cui avviene la condivisione e il confronto con gli altri. È necessaria la collaborazione tra gli insegnanti, tra insegnanti e studenti, tra insegnanti e genitori, e tra gli studenti stessi.
I docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora.
Purtroppo però i consigli di classe si riuniscono troppo poco per poter realizzare una progettazione efficace o per concordare delle linee educative comuni, e quindi le situazioni di difficoltà vengono affrontate dai singoli insegnanti.
Sarebbe invece necessario avere dei luoghi di confronto dove gli insegnanti possano riflettere, progettare, affrontare insieme le difficoltà, trovare un supporto reciproco. L’integrazione consiste anche nel creare comunità integrate, dove evitare la dissociazione tra le sue componenti.
Non ci si può occupare separatamente delle strategie per gli alunni con problematiche di vario tipo, senza occuparsi anche di quelle per la gestione della classe nel suo complesso, infatti ciò che viene progettato per gli allievi in difficoltà funziona davvero solo quando è strettamente correlato con le attività che svolge la classe.
L’aggiornamento e la sperimentazione di nuovi metodi didattici non sono stati diffusi al punto da rendere la scuola in grado di affrontare le nuove difficoltà che il diverso contesto socio-economico ha proposto. Un obiettivo di cambiamento strategico per l’intero istituto scolastico potrebbe essere quello di un superamento di una didattica esclusivamente frontale.
Una opportunità potrebbe essere quella dell’attività a classi aperte dove avviene la fusione di due classi, il cui orario prevede contemporaneamente la stessa materia formando gruppi di livello, favorendo così la socializzazione con maggior numero di compagni, la sperimentazione di diversi stili di insegnamento, il confronto tra insegnanti della stessa materia rispetto ai metodi e alle difficoltà, la possibilità di svolgere attività interdisciplinari.
Ovviamente questa possibile modalità di lavoro può presentare anche degli aspetti negativi, quali il rischio di ricreare delle classi differenziali demotivando gli allievi del gruppo “basso”, e il rischio che il ruolo degli insegnanti di sostegno venga alterato se dovessero condurre costantemente gli stessi gruppi di allievi.
Per evitare questi eventuali effetti negativi occorrerebbe alternare la divisione per gruppi di livello con una per gruppi di interesse o con la formazione di gruppi cooperativi eterogenei.
Esiste la viva necessità di considerare una gestione cooperativa della classe per favorire lo sviluppo delle competenze sociali e della solidarietà, così come delle competenze disciplinari.
Paulo Freire distingue tra:
- Educazione depositaria o trasmissiva: l’educatore deposita il proprio sapere nelle menti di chi dovrebbe apprendere
- Educazione problematizzante e dialogica: la partecipazione attiva dei discenti, il dialogo intorno a problemi, contenuti e temi individuati da loro stessi
Nell’Educazione depositaria o trasmissiva l’individuo che deve ascoltare passivamente si trova in una situazione definita “di alienazione disumanizzante”, ovvero una dimensione in cui le persone diventano oggetti, contenitori da riempire, una condizione di “dominio” e di “oppressione” che risulta frustrante e demotivante. Non si realizza un atto di conoscenza, ma la riproduzione del contenuto narrato.
L’educazione problematizzante e dialogica rappresenta invece una pedagogia fondata sul dialogo, sulla possibilità di esprimere opinioni e di sviluppare un pensiero critico. Una comunicazione reciproca e multi-direzionale tra chi apprende e chi educa, un atto creativo e collaborativo nel quale insieme si va alla conquista della conoscenza.
Normalmente si tende a dare una valutazione complessiva di un allievo sulla base del rendimento nelle materie più importanti, senza considerare che le abilità del sapere fare e del saper essere potrebbero essere la porta di accesso agli altri aspetti dell’intelligenza (Intelligenza spaziale, corporeo-cinestetica, musicale, intrapersonale e interpersonale, emotiva).
Inoltre favorire gli studenti dotati di un determinato stile di apprendimento, può determinare valutazioni negative di alcuni studenti a causa di una discordanza dello stile cognitivo tra l’insegnante e lo studente.
Ecco perché l’importanza di fare lezione utilizzando non solo il canale uditivo e verbale ma anche delle immagini, non solo un approccio di tipo deduttivo ma anche di tipo induttivo, non solo procedure sistematiche sequenziali ma anche modalità di approccio al problema di tipo intuitivo.
Il mancato raggiungimento di buoni risultati scolastici può dipendere in alcuni casi non dalla mancanza di intelligenza o di impegno, ma dal fatto che ci si concentra solo su alcuni aspetti dell’intelligenza e si utilizzano solo alcuni tipi di approccio alla conoscenza.
Sarebbe interessante e assai fertile e produttivo il poter introdurre nella scuola l’apprendimento cooperativo, ovvero un’equipe pedagogica composta da insegnanti che progettano insieme e sanno adottare comportamenti caratterizzati da una certa coesione educativa.
Si progettano attività di apprendimento in cui gli alunni:
- siano resi attivi
- possano usare diverse forme di intelligenza
- lavorino per il raggiungimento di compiti finali competenti
- debbano interagire cooperando con i compagni
I principi fondanti l’apprendimento cooperativo:
- Interdipendenza positiva
- Interazione promozionale faccia a faccia
- Responsabilità individuale e di gruppo
- Promozione delle abilità sociali
- Revisione del lavoro svolto
- La creazione di un clima positivo
- L’attenzione alla formazione di gruppi eterogenei e non troppo numerosi (3 o 4 membri)
- La leadership distribuita
- La realizzazione di prodotti complessi che richiedano competenze effettive
- l’indicazione di tempi precisi per l’esecuzione dei lavori
Per risultare più chiaro e meno teorico vi propongo alcuni esempi di apprendimento cooperativo:
- Sulla base delle conoscenze pregresse già presenti, si procede cercando le risposte sul libro ad una domanda o a un tema, prima individualmente e poi in gruppo; le risposte dei gruppi vengono condivise con la classe e l’insegnante svela conoscenze errate e colma le lacune. L’insegnante non fornisce le soluzioni, ma contribuisce alla costruzione del sapere partendo dalle conoscenze pregresse e dalle ricerche degli allievi.
- Studio di un testo suddividendolo in quattro parti: ogni membro del gruppo studia una parte e la spiega al resto del gruppo, ogni membro è un relatore del gruppo, realizzando così la leadership distribuita. La produzione di cartelloni, diapositive o relazioni scritte al computer permettono inoltre di mettere in gioco e valorizzare le diverse abilità
BIBLIOGRAFIA
- Berretta C. (2013), BES e inclusione. Bisogni educativi “normalmente speciali”, Catania, Casa Editrice La tecnica della scuola
- Biondo D. (2008), Fare gruppo con gli adolescenti, Milano, Franco Angeli
- Cornoldi C. (1991), I disturbi dell’apprendimento, Bologna, Il Mulino
- Miazzi S., Emozioni e DSA: relazione circolare o causale?