I cambiamenti che investono l’adolescente sono davvero molti e certo non riguardano solo lo sviluppo della sessualità. Riguardano in primis i rapporti che ogni ragazzo cerca di costruire fuori dalla famiglia quale prova fondamentale della propria forza e della propria capacità di stare nel mondo.
La nostra cultura attribuisce da sempre all’adolescenza due compiti principali:
- l’integrazione nell’immagine di sé del corpo sessuato quale luogo dell’identità
- lo svincolarsi dalla condizione filiale per accedere alla condizione di adulto
Un’esperienza di malessere e disagio può quindi essere considerata costitutiva dello status di adolescente, come una sorta di passaggio obbligato nel percorso di costruzione dell’identità che prosegue verso l’emancipazione e l’autonomia.
L’adolescenza è una grande crisi, una sorta di rito di passaggio in cui vengono messe alla prova le acquisizioni e le esperienze fatte da bambini così come viene messa alla prova la maturità effettiva dei genitori.
L’adolescenza è quindi una crisi del soggetto-adolescente, ma è anche il momento in cui la famiglia è chiamata a mettere in campo tutte le risorse necessarie a garantire la salute del figlio/a.
L’adolescente è insomma, una persona che si accinge ad affrontare una sorta di “resa dei conti” della prima fase della sua vita e lo fa insieme ai suoi genitori. Questa fase di difficoltà è per principio reversibile e aiutabile, purchè se ne intenda il senso.
Gli adolescenti di oggi, poi, presentano alcune caratteristiche e problematiche diverse rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti, accanto ad altre che rimangono tipiche di questa “fase di confine”:
- la tendenza a comunicare con le azioni
- l’importanza del qui ed ora
- la spinta all’aggregazione
- l’attenzione al corpo
- le pulsioni sessuali
- il bisogno di simbolizzazione
- l’oscillazione tra emozioni opposte molto intense
Oggi i ragazzi si trovano ad essere meno protetti, al contrario di come sembrerebbe, nella misura in cui il contenimento emotivo della famiglia è diventato più debole.
Il rapporto quasi paritario tra genitore e figlio ha portato ad un iperadattamento che ha ostacolato i processi di confronto e conflitto generazionale, utili invece per alimentare i desideri, la capacità di progettazione e cogliere le valenze positive delle piccole frustrazioni.
Il gruppo dei pari diventa allora un luogo ancora più rassicurante in cui trovare sia un rispecchiamento narcisistico, sia un riconoscimento identitario per differenza dall’altro a fronte di un mondo adulto non molto rassicurante e indubbiamente poco contenitivo.
Nell’epoca della tecnologia e della globalizzazione, paradossalmente, a fronte di un potenziamento dei canali comunicativi e di una moltiplicazione delle possibilità relazionali, si riscontra un indebolimento dei legami affettivi.
La trasversale attenzione per il corpo ha assunto sfumature diverse, nella misura in cui il corpo dell’adolescente viene idealizzato ed enfatizzato dalla società favorendo una ricerca del limite e della sperimentazione proprio all’interno della dimensione corporea.
Il corpo è il mezzo attraverso il quale l’adolescente esprime i contenuti profondi della propria mente. L’uso sociale e comunicativo del corpo serve anche alla costruzione lenta e progressiva della propria immagine mentale.
Il corpo dell’adolescente di oggi è stato investito dall’«estetica», dalla spudoratezza, dall’erotizzazione, dalla esibizione e dalla manipolazione anche violenta, alla quale i ragazzi lo sottopongono per controllarlo, modificarlo e abbellirlo (è il caso di tatuaggi, piercing, tagli, dimagrimento, droga, doping).
In molti casi queste azioni sono conseguenza del fatto che l’adolescente non si è mai identificato con quel corpo di proporzioni e apparenze assai modeste rispetto all’immagine interna idealizzata che ha di se stesso.
I sintomi di disagio prevalenti sono l’espressione di un tentativo di dare un nome alla vergogna per un corpo inadeguato rispetto alle proprie aspettative e al proprio ideale, e l’espressione dell’illusione di poter meglio controllare proprio il sentimento della vergogna.
Tra questi sintomi rientrano:
- i disturbi alimentari
- il ritiro sociale
- le dipendenze
- l’autolesionismo (in particolare il cutting, la tendenza a tagliarsi)
- il tentato suicidio