Le lesioni auto provocate sono la deliberata alterazione o distruzione di tessuto corporeo, senza conscio intento suicida. Questa definizione esclude le condotte tossicomaniche, anoressia-bulimia, il tentato suicidio.
I criteri definitori sono:
- Impulsi improvvisi e ricorrenti a danneggiarsi senza avere la sensazione di poterli controllare
- Sensazione di vivere una situazione intollerabile che non può essere né affrontata né controllata
- Ansia crescente, agitazione e angoscia
- Visione ridotta della propria situazione e delle forme alternative di azione a disposizione
- Sensazione di sollievo psichico in seguito all’atto autolesivo
- Umore depresso, ma senza che sia necessariamente presente un’ideazione suicidaria
Gli agiti degli adolescenti sono lungo un continuum che va da una modalità fisiologica e funzionale (piercing) fino ad arrivare a una modalità difensiva distruttiva (tagli), che opera contro lo sviluppo, ma che ha comunque una funzione protettiva, anche se molto costosa.
L’agito autolesivo può costituire una modalità di funzionamento saltuaria oppure diventare la modalità di funzionamento elettiva, ripetitiva, disfunzionale o distruttiva. Può diventare una forma di dipendenza e addirittura entrare a far parte dell’identità del soggetto, che non può più controllare l’impulso a farsi male e trae grande sollievo dopo averlo realizzato.
I pazienti affermano di compiere atti autolesivi per contrastare sensazioni di vuoto o per liberarsi da sensazioni di rabbia e di disperazione insopportabili. Il comportamento autolesivo può essere perciò considerato come una forma di auto terapia.